Il Colosso di Barletta, meglio noto a livello locale come Eraclio («Arè» nel dialetto locale), è una gigantesca statua di bronzo, alta 4,50 m, risalente al V secolo.
Situata dinanzi al fianco sinistro della Basilica del Santo Sepolcro di Barletta, l’opera, di fattura bizantina, raffigura probabilmente l’imperatore Teodosio II e fu eretta con molta probabilità da Valentiniano III a Ravenna nel 439.
La tradizione, narrata dagli scritti di un gesuita del XVII secolo, vuole che il Colosso, forgiato da tal Polifobo, fosse asportato dai veneziani durante il sacco di Costantinopoli del 1204, e abbandonato durante il viaggio di ritorno sulla spiaggia di Barletta a causa della navigazione resa critica da una tempesta e dal pesante carico. Analisi chimiche inquadrate negli ultimi restauri non hanno riscontrato, però, segni di un’eventuale presenza in mare della statua.
La versione preferita dagli storici negli ultimi anni proviene da un resoconto del 1279 del frate minorita Tommaso da Pavia. A cavallo tra il 1231-1232 fu infatti rinvenuta, durante degli scavi effettuati dall’imperatore Federico II di Svevia a Ravenna, una statua colossale: pertanto è possibile che proprio Federico II, appassionato ricercatore di antichità ed impegnato nella renovatio imperii, abbia fatto trasportare in Puglia la preziosa statua.
Le uniche notizie certe e documentate del Colosso risalgono invece al 1309, quando i domenicani di Manfredonia chiesero ed ottennero da Carlo II d’Angiò il permesso di asportare e fondere gli arti della statua, situata a quel tempo presso la dogana di Barletta, per farne delle campane per la loro chiesa.
Fu durante la metà del XV secolo che, su commissione dei cittadini di Barletta, la statua, rifatte le gambe e le braccia dallo scultore Fabio Alfano di Napoli in forma molto differente dallo stile originale, venne posta nella sua attuale collocazione sotto il Sedile del Popolo, una loggia edificata sulla parete orientale della basilica del Santo Sepolcro e abbattuta nel 1925.